19 agosto 2015

Sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose che fanno cose che nessuno può immaginare (cit.)


Buondì!

Qualche giorno fa, perso come sempre nei miei pensieri, mi è tornata alla mente una delle simpatiche signore che venivano a fare le pulizie a casa dei miei (bei tempi quelli... ma è un altro discorso :-P).

Già lo so: a questo punto vi starete chiedendo «e quindi?».

Ogni volta che lei venisse a conoscenza di un mio nuovo acquisto (un paio di scarpe, un paio di pantaloni, il nuovo cellulare di turno, e così via), mi faceva sempre le congratulazioni e gli auguri.
Ok: proveniva sicuramente da un'altra cultura, ma la cosa mi faceva già allora riflettere.

Oggi, più che mai, abbiamo trasformato la nostra società (principalmente quella Occidentale) in un animale divoratore e sprecone che, fondamentalmente, se ne frega degli impatti che ha sulla Terra.
Tralasciando gli scandali legati ad acqua e cibarie -che tra tutti, per me, sono quelli più gravi-, e visto che qui sul blog si disquisisce nello specifico di tecnologia, volevo toccare un argomento che in qualche modo vi ci si muove attorno e che mi sta molto a cuore.

La modularità connessa alla riduzione dell'e-waste (la spazzatura elettronica).


Come saprete bene, visto che ve ne ho parlato già più volte (qui e qui ad esempio), negli ultimi anni sono nati alcuni movimenti che mirano a rendere più modulari gli oggetti tecnologici che ci circondano.

E visto che tra tutti, quelli oggi più ricercati, prodotti ed acquistati, sono gli smart-phone, è proprio da essi che la ricerca è iniziata.

Premetto subito che non necessariamente l'obiettivo finale di ogni sperimentatore sarà quello della riduzione dell'inquinamento ambientale.
Ma il fatto stesso di puntare a limitare il numero di componenti elettroniche da produrre è sicuramente un passo nella giusta direzione.



Modularità, però, significa tante cose:
  • la possibilità di sostituire uno (o più di uno) dei componenti che formano il nostro dispositivo elettronico, andando ad aumentarne la vita media;
  • la possibilità di condividere tra dispositivi differenti i moduli di cui sono composti, evitando di acquistare duplicati inutili;
  • la possibilità di modellare i nostri dispositivi come meglio desideriamo, e quindi ridurre l'acquisto di più prodotti che dovrebbero/potrebbero coprire tutte le nostre esigenze;
  • oppure acquistare una base e poi espanderla con il tempo, evitando una sostituzione in corsa poiché sorta una nuova esigenza.

Ad ognuna di queste possibilità strizzano l'occhio progetti che sono spuntati fuori, a volte dal nulla, negli ultimi mesi.
E che io trovo adorabili!


Fairphone

[#sostituzione]


Fairphone è un movimento, è una start-up, è un'idea, è un progetto.

Fairphone è un gruppo di ragazzi indipendente (non ha cercato né cerca finanziamenti esterni alla propria attività), con base ad Amsterdam (Olanda), che ha deciso di cambiare le regole del gioco.


L'idea di fondo è quella di migliorare le condizioni di lavoro (e di vita) dei minatori e degli altri attori coinvolti nella filiera della costruzione dei dispositivi mobili (o per lo meno partendo proprio da loro), cercando in più di arrecare minimi danni possibili al nostro pianeta.

Fairphone sa che -per ora- non è possibile realizzare un dispositivo che sia fair al 100%.
Per questo motivo, quando nel 2013 venne annunciata la discesa in campo dopo circa 2 anni e mezzo di sola attività di sensibilizzazione, il primo smart-phone progettato poteva contenere appena una parte di componenti realizzate a partire da materiali estratti in regioni conflict-free.

Il progetto fu un successo: 25.000 preordini per la prima serie (tutti venduti quando il telefono, in pratica, ancora non era stato prodotto) e, in seguito, un secondo blocco da 35.000 dispositivi esauriti solo qualche mese più tardi.

La nota compagnia iFixit nel 2014 annunciava una partnership con Fairphone per fornire guide gratuite alla riparazione del device: riparazioni fortemente "spinte" dalla stessa start-up olandese, tra i cui obiettivi annovera la riduzione dell'e-waste.



Tra la fine del 2014 e gli inizi del 2015 le ambizioni aumentavano: puntare alle sole riparazioni non bastava più, e per il secondo modello (il Fairphone 2 finalmente disegnato completamente in casa!) la start-up decideva di puntare sulla modularità.

Minimizzare gli impatti per il nostro pianeta significa anche cercare di ridurre il numero stesso di dispositivi costruiti e venduti (per quanto un tale pensiero possa sembrare assurdo se fatto da un produttore).

Per questo motivo veniva progettato un particolare sistema di ancoraggio delle componenti dello smart-phone, tutte rigorosamente distinte tra di loro e non saldate come invece troviamo nella maggioranza dei dispositivi oggi sul mercato.
Tale sistema ne avrebbe permesso lo smontaggio in pochissimi semplici passi alla portata di tutti.

L'obiettivo era quindi quello di costruire un device etico al quale fosse possibile sostituire le parti danneggiate piuttosto che doverlo necessariamente cambiare con un modello nuovo in caso di problemi ad una o più parti.


Passano alcuni mesi e finalmente Fairphone è pronta a svelare al mondo intero la sua ultima creatura:


Non tutti sono convinti del risultato finale, soprattutto perché il dispositivo venuto finalmente alla luce non ha un hardware all'ultimo grido nonostante venga posizionato in una fascia di prezzo premium.
I 529€ richiesti permetteranno all'acquirente di accaparrarsi un device (che giungerà nelle loro mani attorno alla fine del 2015) con caratteristiche paragonabili a quelle dei top di gamma della fine del 2013 - primo semestre del 2014...




Fairphone, però, non punta a fare il botto di vendite: stiamo parlando di una start-up e di un nome sconosciuto ai più. L'obiettivo è quello vendere almeno 15.000 dispositivi ricavando finanziamenti per le vere attività svolte che non si limitano alla produzione di smart-phone, ma sono legate all'idea di cambiare il sistema che c'è dietro. E la mentalità, le abitudini ed il pensiero delle persone.

Parte del ricavato delle vendite andrà nel Worker Welfare Fund, e nel programma di riciclo della spazzatura elettronica in Ghana.

Purtroppo anche per il secondo modello non tutte le componenti saranno realizzate con materiali conflict-free, ma ovviamente più dispositivi saranno venduti e più la voce della piccola realtà potrà risuonare nel mondo (e nelle catene di fornitura).


Ma parlando dello smart-phone è importante sottolineare come le scelte fatte siano state intraprese al fine di realizzare un prodotto che possa durare il più a lungo possibile nel tempo.
Hardware: complessivamente studiato per essere valido ancora per qualche anno, in un corpo progettato per resistere ad urti o cadute, e plasmato su componenti che possano essere sostituite ed eventualmente svecchiate, se mai ne verranno prodotte di più aggiornate. Il dispositivo dovrebbe essere garantito per 5 anni.
Software: si parte con una versione aggiornata di Android, nello specifico Lollipop 5.1, -anche se al momento dell'arrivo sul mercato del telefono, Android 6.0 Marshmallow sarà già in fase di distribuzione- così da attirare gli utenti e fornire loro una piattaforma che da qui ai prossimi anni sarà supportata. Ma, in più, c'è la volontà di dare spazio a chiunque voglia rilasciare firmware alternativi, anche di sistemi operativi differenti come Ubuntu Phone, Firefox OS o Sailfish OS.

Sotto entrambi gli aspetti, sia quello hardware che quello software, si sono fatte delle scommesse: la base hardware potrebbe essere poco invitante ed il prezzo da pagare troppo alto; la base software una scelta facile, ma occorrerà capire per quanto tempo effettivamente saranno garantiti gli aggiornamenti ufficiali, e come -e se- la community di sviluppatori potrà dare sostegno al progetto.

Ad oggi sono stati preordinati più di 8000 telefoni, più del 50% dell'obiettivo prefissato. Solo il tempo ci potrà dire come sarà andata.


Fairphone è una imprenditoria sociale che punta alla sostenibilità. E l'approccio alla modularità va esattamente in quella direzione.

il team di Fairphone
Letture consigliate:


PuzzlePhone

[#condivisione]


Altra realtà molto promettente è quella di PuzzlePhone, lo smart-phone modulare progettato dalla start-up Circular Devices.

Nata nella terra della vecchia Nokia, la Finlandia, dalle ambizioni di Alejandro Santacreu, l'azienda ha stretto un accordo con il produttore spagnolo ImasD.
Questo significa che PuzzlePhone sarà compatibile con la tecnologia ClickARM creata appunto dall'azienda iberica fondata da Pedro Pelaez, dove ARM sta per Advanced Removable Modules.


L'idea è quella di creare un dispositivo, disponibile in tre formati differenti, costruito attorno a tre componenti principali, ovviamente sostituibili: cuore (la batteria), spina (il display) e cervello (quei moduli basati sulla tecnologia ClickARM).
E al pari di Fairphone, il device sfrutterà l'OS di Google, e sarà anche aperto a soluzioni alternative.


L'aspetto più interessante tra tutti, però, è proprio la compatibilità con la tecnologia ClickARM, una soluzione open-source aperta a chiunque poiché standardizzata: il che si traduce in possibilità di condivisione degli stessi moduli tra device di differente natura (tablet, computer, dispositivi IoT o qualsiasi altro prodotto elettronico).


E non è tutto: le due aziende puntano a riportare in Europa la produzione dei chip, quelle componenti che danno vita a tutti i giocattolini che ci circondano.


Fairphone e PuzzlePhone sono due progetti molto vicini: entrambi nati qui nel Vecchio Continente, entrambi rivolti alla riparabilità e diminuzione della immondizia 2.0 grazie all'utilizzo di componenti modulari.

Il progetto di Circular Devices, però, è molto più ampio e complesso rispetto a quello del Fairphone 2, tant'è che un prototipo del PuzzlePhone non è ancora pronto, e prima della fine del 2015 difficilmente l'azienda riuscirà ad affacciarsi realmente sul mercato.

Il discorso è differente, però, se si pensa all'operato delle due start-up: da una parte un movimento sociale e dall'altra una rivoluzione industriale.
Due realtà che puntano ad obiettivi differenti ed in futuro chissà che non confluiscano in o collaborino ad uno stesso progetto.

Pedro ed Alejandro con i primi chip ClickARM
Per approfondire:


ProjectARA e Blocks

[#personalizzazione]


C'è ancora bisogno di presentazioni?
ARA è il progetto più cool del momento in casa Google, nato in Motorola prima dell'acquisizione e successiva cessione dell'azienda dalla m alata da parte di BigG.

Dopo il mio articolo di inizio anno relativo alla DevCon2 di ProjectARA, eravamo rimasti che in estate sarebbe partita un'iniziativa pilota in Puerto Rico, con l'avvio delle vendite dello Spiral 3 ai primi fortunati utenti.

Dopo la breve ma intensa presentazione al Google I/O 2015, il sipario era stato calato e non se n'era più sentito parlare. Fino alla settimana scorsa:


Un tweet a ciel sereno aveva fatto riscaldare nuovamente gli animi, ma la doccia fredda è arrivata poche ore dopo:


Forse legato alle varie riorganizzazioni in casa Google, ora sussidiaria di Alphabet, o ai problemi dell'isola portoricana, il lancio del prodotto è stato riprogrammato per un non ben specificato mese del 2016.
Ma questa volta la distribuzione partirà direttamente negli Stati Uniti.

O magari, il ritardo è veramente dovuto a rallentamenti nello sviluppo...






ARA è forse il progetto più ambizioso di tutti, poiché punta alla modularizzazione totale dei dispositivi: ogni componente può essere sostituita, modificata e scelta dall'utente, per una personalizzazione completa fino alla creazione del nostro frankenstein-phone perfetto.

Senza contare l'influenza che può avere Google a livello mondiale e attirare a sé produttori di qualsiasi tipo.



Per maggiori dettagli su ARA e sul suo funzionamento rimando ai vari articoli (qui e qui) che ho già pubblicato e in cui ho descritto nel dettaglio il progetto.


La speranza, ora, è che Google non decida di chiudere tutto o di rallentarne lo sviluppo.
Dita incrociate!

Da leggere:


Paragonabile ad ARA vi è Blocks, che punta alla modularizzazione degli smart-watch.


L'idea è fondamentalmente la stessa: un device costruito da blocchetti che l'acquirente finale può selezionare e legare tra loro in modo da ottenere un orologio 2.0 su misura.

Di Blocks se ne sa poco, a dir la verità, ma entro fine anno un primo modello dovrebbe giungere sul mercato. La piattaforma di base sarà comunque Android, ma non nella variante wear, sicuramente perché per gestire i moduli occorre un sistema completo e non un semplice strato companion come quello che muove gli smart-watch odierni.


Blocks ha mostrato le prime immagini di quello che saranno orologio e moduli per il primo modello, in attesa della campagna di crowd-funding che inizierà nei prossimi mesi.



Che aggiungere?
A mio avviso il progetto in sé è un pochino meno interessante rispetto agli altri finora descritti, ma faccio lo stesso i miei auguroni di buona riuscita alla start-up dato che quello che stanno proponendo è sempre un passo nella giusta direzione!

Qualche info in più:


jolla TOHs e pebble Smart-Straps

[#espansione]


L'ultimo tassello del puzzle della modularità è l'espansione, la possibilità cioè di partire da un prodotto completo, finito e progettato per funzionare in un certo modo, ma altresì aperto all'aggiunta di componenti extra.

Due prodotti giù sul mercato che hanno sposato questa filosofia sono due oggetti che seguo da tempo: lo jolla phone di jolla ed i nuovi pebble time di pebble.

Entrambe le start-up, una europea e l'altra nordamericana, hanno creato device caratterizzati dal fatto di poter ampliare le proprie funzioni tramite componenti esterne. Ad esempio le TOHs di jolla, collegabili sul retro del cellulare (e di cui vi ho parlato più e più volte) permettono di avere display secondari, tastiere fisiche all'occorrenza, ricariche solari, radio FM, e chi più ne ha ne metta. Allo stesso modo, le smart-straps di pebble permetteranno (se mai qualcuno ne produrrà veramente) di aggiungere sensori e chissà quali altri diavolerie opzionali.


L'espandibilità dei nostri gadget è il primo passo verso la completa modularità, ed è uno di quei passi che mi auguro vengano intrapresi da tutti i produttori, se proprio non vogliono puntare alla modularizzazione completa.

Sicuramente qualcosa in più delle semplici cover smart presentate tempo fa da Google.

Qualche link:


Phonebloks



Tutto è iniziato da Phonebloks?
Forse sì, forse no. Non importa!

Le idee portate avanti da quel ragazzo olandese sono le stesse alla base dei progetti che vi ho descritto, o in qualche modo vi ci si sovrappongono sotto molti punti di vista. E quello che conta è che non rimangano solo promesse e/o chiacchiere fatte per crearsi un'immagine che non rispecchia la realtà.


Fairphone è quella che finora c'è andata più vicina, limitando il raggio di azione sulla modularità ma impegnandosi attivamente e direttamente in quei territori dove l'e-waste sta facendo più danni.

PuzzlePhone ed ARA, puntando molto più in alto, hanno bisogno di tempo e ne sapremo di più solamente nei mesi a venire. Così come per Blocks.


Tutti però sono entrati a far parte della grande community creata da PhoneBloks, che non ha mai puntato a divenire una rete commerciale, quanto più una rete (e basta) di tanti partner che vogliano cambiare le cose.

Dave Hakkens, fondatore di PhoneBloks


Conclusioni



Quelli di cui vi ho raccontato oggi non sono gli unici progetti votati alla modularità (per fortuna), ma semplicemente quelli più famosi e grandi, e con più probabilità di raggiungere il mercato (se non lo hanno già fatto). Tra le buone notizie c'è anche il fatto che la gran parte di essi siano nati qui da noi, in Europa (per una volta... anche se come al solito perlopiù nelle regioni nordeuropee).


La costante creazione di nuovi dispositivi ha due effetti negativi sulla Terra: il consumo incredibile di risorse naturali e l'accumulo di immondizia di difficilissimo smaltimento.

È chiaro che non si può continuare con questi ritmi all'infinito, per questo motivo puntare alla modularità può essere una buona soluzione per limitare i danni.


E voi che ne pensate?

Puntare alla modularità è una buona mossa? Deve o non deve essere avviata e perseguita?
Che ve ne pare dei vari sforzi intrapresi finora in tale direzione?

Fatemelo sapere nei commenti, e noi ci sentiamo alla prossima!
Ciao ^_^