27 maggio 2015

Se non ci metterà troppo, l’aspetterò tutta la vita (cit.)


Ciao ragazzi!

Dopo aver spaziato nelle ultime settimane su tematiche legate al mondo della tecnologia che ci circonda (open-source vs PaaS, droni vs realtà aumentata/virtuale, e phablets vs UI/UX negli OS mobili), oggi è il momento di tornare a guardare nell'orticello dei prodotti presenti sotto la mia lente di ingrandimento.

Benvenuti, perciò, ad una nuova puntata after the buzz (qui la precedente)!

22 maggio 2015

Niente è così pericoloso quanto l'essere troppo moderni: si corre il rischio di diventare improvvisamente fuori moda (cit.)


Notizia di questi giorni è la certificazione di come i phablet (dispositivi cellulari dotati di un display di dimensioni importanti) stiano rosicchiando numeri elevati di market share a smart-phone di piccole e medie dimensioni ed ai tablet di grandi dimensioni.

Avevo analizzato -in parte- la questione già tempo fa, ma l'avevo affrontata principalmente in relazione all'esplosione del fenomeno wearable: mi ero concentrato sulla soluzione che gli stessi produttori stanno offrendo ai consumatori -rispetto a questo fenomeno di ingrandimento del polliciaggio degli schermi- con la proposta di un ulteriore dispositivo al nostro polso.
Ma non mi ero espresso più di tanto sulle conseguenze lato sistemi operativi di questo shift dimensionale.

Oggi, perciò, voglio investigare su come tale passaggio (dal display piccolo a quello grande) abbia, nel corso del tempo, portato a ripensare diverse funzionalità negli OS per dispositivi mobili, sia lato UI (le interfacce utente) sia quello UX (nelle modalità di interazione stessa con i device).

E nel farlo ne approfitterò per analizzare i player che oggi dominano il mercato ed anche quelli che stanno cercando di ritagliarsi una propria fetta di utenza.

11 maggio 2015

Tu non vuoi sapere la verità, tu crei la tua verità! (cit.)


Ciao!

Dopo aver visto come stia evolvendo il lato software della tecnologia che utilizziamo tutti giorni (virando dai vecchi sistemi operativi chiusi verso piattaforme open a servizi), oggi volevo riavvicinarmi all'argomento volgendo, però, l'attenzione sul progresso lato hardware.

Del resto, uno tra i motivi per il quale c'è stato uno shift lato applicativi è anche perché c'è stato un cambiamento nei dispositivi che l'utente ha iniziato ad utilizzare e cercare, ed un cambiamento nel ruolo delle rispettive case produttrici. Allo stesso tempo, la diffusione di questi nuovi device digitali ha spinto la ricerca nel campo informatico a cercare nuove soluzioni nello stack software.

Un legame, quello tra hardware e software, che tra alti e bassi nel corso degli anni, per forza di cose, è sempre stato (e sempre lo sarà) ben saldo: qualsiasi dispositivo ha necessità di un centro di controllo, e qualsiasi pezzo di codice sviluppato ha necessità di un macchinario che lo esegua.

Andiamo a vedere su che cosa le grandi aziende stanno scommettendo e perché, dopo tanti anni di piattume generale, forse qualcosa si sta (s)muovendo davvero!

8 maggio 2015

Se non sei uno di noi, sei uno di loro (cit.)


Bentornati!

Notizia di qualche giorno fa è che un sondaggio, effettuato da Black Duck Software e North Bridge sul futuro dell'Open Source, ha sancito che ben il 78% delle aziende nel mondo, oggi, basa il proprio lavoro su tecnologie a codice aperto.

Viviamo (in) un mondo open-source!

In realtà i numeri rivelano anche molto altro, ad esempio che l'utilizzo di queste tecnologie è spesso passivo:
  • in pochissimi contribuiscono allo stesso;
  • molti scelgono soluzioni open quasi più "per moda o per suggerimento" che per reale necessità;
  • in tanti scelgono soluzioni a codice aperto poiché ritenute più sicure, ma poi non effettuano verifiche sul campo in tal senso.

Certamente i numeri snocciolati dalla survey sono molto -molto- interessanti. Ma è anche vero che utilizzare male tali tecnologie alla lunga non porta vantaggi. Anzi...

Per come si sono configurate le cose nell'ultimo decennio, poi, questo modello sta prendendo sempre più piede, spesso però solamente di facciata, e molte altre volte di comodo. Capita, quindi, di vedere grandi nomi sponsorizzarsi dietro l'etichetta open-source, o progetti molto chiacchierati proprio perché sbandieranti la sempre-più-desiderata-e-necessaria apertura del codice.

Quello che spesso viene lasciato in secondo piano, però, è che poter accedere ai sorgenti è solo una parte dell'equazione...