30 marzo 2015

Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia (cit.)


¡Hola!

Ed anche per il secondo dei gingilli presenti sotto la mia lente di ingrandimento è arrivato il momento di spegnere la prima candelina...

Come ho già fatto per il motorola moto g, lascio tutto il palcoscenico al google chromecast!

E nella puntata di oggi, oltre ad andare a ripercorrere le tappe fondamentali dell'anno passato assieme, voglio aggiornarvi sugli usi che se ne possono fare e le nuove applicazioni che ho scoperto, compatibili con il dongle di BigG.

Direi di non perdere altro tempo...!

Avevo da poco finito la recensione del dispositivo con cui decisi di inaugurare il blog che Google lanciò la bomba: in breve tempo sarebbe stato disponibile, anche per il mercato italiano, il dongle multimediale presentato mesi prima durante il Google I/O del 2013.

Era il 19 Marzo dello scorso anno e, non appena tornato a casa, mi fiondai sull'allora sito ufficiale per l'acquisto dei device di Google: il Play Store Devices.

In soli due giorni la spedizione fu consegnata. E visto che si trattava del secondo prodotto che stavo per andare ad analizzare, ed avendo fissato una scaletta rigorosa da seguire, anche per il chromecast si prospettavano una serie di focus dettagliati.

In quel periodo non sembrava esserci molto interesse attorno ad un prodotto che ai più pareva superfluo o addirittura inutile.
Ma per me non lo era affatto.

21 marzo 2014: unboxing e caratteristiche


La prima puntata della serie era chiaramente dedicata alla specifiche tecniche del dispositivo, nonché al contenuto della confezione di vendita.

Una cosa che occorreva sottolineare fin da subito è che il dispositivo non nasceva dal nulla: esso era l'erede di un altro progetto di Google, il Nexus Q, lanciato durante il Google I/O del 2012. Quel dispositivo atto al solo streaming di contenuti recuperati dal Play Store non ebbe molta fortuna, ma servì a Google per tirarne fuori dal cappello una versione rivista, migliorata e decisamente più completa.

Il dispositivo in questione aveva ora un costo decisamente più contenuto (35€ contro i 299$ + tasse del Nexus Q), e una serie di funzioni che nella prima variante non erano disponibili. Inoltre, il sistema operativo che muoveva questa nuova incarnazione del prodotto non era più una versione modificata di Android, bensì una miscela tra ChromeOS ed alcune componenti estratte dal robottino verde.

Questa scelta nasce da diverse implicazioni che saranno più chiare nel corso della disquisizione. Ad ogni modo, ora il prodotto aveva un senso ed un sapore anche commerciale, cose di cui la prima beta ristretta del Nexus Q non disponeva.

Tra le caratteristiche più interessanti del chromecast vi era la possibilità di riprodurre contenuti recuperati via Wi-Fi fino a 1080p direttamente sul televisore a cui la chiavetta veniva collegata; il tutto senza la necessità di aggiungere cavi penzolanti in giro per la casa.

Il chromecast si presentava insomma davvero come un prodotto -forse di nicchia- decisamente intrigante.

24 marzo 2014: primo avvio, funzionamento, applicazioni e peculiarità


Una volta spacchettato, occorreva configurare il dongle in modo da iniziare subito lo smanettamento a 360°.

Google aveva pensato a tutto: per una volta la configurazione di un suo prodotto era davvero intuitiva con pochi e semplici passaggi. Inoltre poteva essere effettuata via Mac/PC/Chromebook o via Android/iOS.

Il chromecast è un dispositivo a due facce: da una parte è uno slave, cioè esegue le operazioni che gli impartiamo dal nostro smart-phone o tablet piuttosto che dal computer; dall'altra però è anche una specie di master, nel senso che è lui che riproduce i contenuti e non fa da semplice specchio per ciò che decidiamo di visualizzare sul televisore.

La soluzione studiata da BigG prevedeva la riproduzione sullo schermo di contenuti prelevati dalla rete direttamente dalla pennetta, ma comandati da un dispositivo esterno, una sorta di telecomando. In questo modo l'impatto sulla batteria dell'altro device sarebbe stata nulla, e tutto il lavoro di decodifica del flusso dati da riprodurre sarebbe stato eseguito da una unità dedicata proprio allo scopo.
Il limite di questa soluzione era ovviamente legato ai formati supportati e riproducibili dalla pennetta.

Ma tale implementazione portava anche dei vantaggi immensi: ad esempio la possibilità di eseguire applicazioni studiate appositamente per tale piattaforma, le quali non avrebbero dovuto più occuparsi di gestire tutto il processo, quanto più solo di implementare le giuste API. L'arduo compito di far funzionare il processo era poi demandato a ChromeOS in funzione sul dongle.

Una manna per lo sviluppo di applicazioni di terze parti, che a questo punto non dovevano fare molto per aggiungere il supporto.

In quel momento, però, di applicazioni se ne contavano davvero poche: vi erano i servizi di Google, come Play Music o Movies, YouTube, e qualche altra app di terze parti, dato che solo in quei giorni era stato rilasciato l'apposito SDK proprio per renderne possibile lo sviluppo. Non vi era neppure una sezione con relativa selezione di app sul Play Store!

Pubblicai comunque un video sul mio canale YouTube per mostrare quello che era lo stato dell'arte con le principali app allora disponibili.

Era presente un'altra funzione davvero intrigante ed ancora in beta che era possibile sfruttare con il chromecast: il casting dei tab di Chrome. In pratica si poteva trasmettere al televisore, con un semplice click, quello che stavamo visualizzando sul browser web del nostro PC.

28 marzo 2014: la recensione


A quel punto non c'era molto altro da mostrare, e qualche giorno più tardi pubblicai la mia recensione sul prodotto, ben sapendo che nel corso del tempo Google avrebbe aggiunto nuove funzionalità qualora la pennetta avrebbe stuzzicato l'interesse della massa.

In cosa il chromecast batteva la poca concorrenza era nella modalità stessa di funzionamento implementata da Google: sul mercato si trovavano vari standard, come il DLNA od il Miracast, o altre soluzioni proprietarie come AirPlay di Apple.

Ma tutte queste soffrivano (e soffrono tutt'oggi) di qualche mancanza o limite che il dongle di BigG riusciva a superare. Inoltre il chromecast aveva già una serie di funzionalità aggiuntive che non era possibile avere utilizzando i protocolli esistenti in quel momento.

Il mio giudizio fu:
Se dovessi conferire un voto a questo dispositivo, beh penso che si attesterebbe tra l'8 ed il 9 sia per qualità (più che buona), prezzo (economico), usabilità (a prova di scimmia) e funzionalità (in aumento, e, quelle che ci sono, sono comode e piacevoli da usare) [...].

Ovviamente il chromecast era e rimane un prodotto destinato ad una specifica fetta di utenti, ma, a differenza di molte altre soluzioni, aggiungeva funzioni particolari che in un modo o nell'altro ne andavano ad estendere il target.

13 ottobre 2014: competitor e pensiero dopo 6 mesi di uso


Nei mesi successivi alla mia prova, tra aprile e ottobre, cominciarono ad arrivare una marea di applicazioni compatibili: quasi tutti gli sviluppatori dietro alle app più diffuse di streaming -e non solo- aggiunsero rapidamente il supporto al chromecast. Così come si iniziò a parlare di competitor.

Google, durante il Google I/O 2014, presentò una seconda piattaforma pensata per l'home entertainment: Androidtv. Ma questo non diminuì l'interesse da parte degli sviluppatori, anche perché questa nuova soluzione era destinata ad un altro target di utenza, ed inoltre era al 100% compatibile con il chromecast.

E, poi, stavano arrivando anche nuove API e nuove funzioni per il piccolo dongle. Nonché, finalmente, il supporto al casting in fullHD da Chrome.

Nel frattempo BigG assestava il firmware della pennetta (che ricordo essere autoaggiornante e quindi non necessita di alcuna interazione da parte dell'utente) e ribattezzava la propria piattaforma in un più generico Google Cast.

Era giunto il momento di fare un recap semestrale sullo stato dell'arte.

Ma è solo qualche settimana più tardi che, finalmente, veniva aggiornata la companion app per Android portando tutte quelle novità annunciate mesi prima durante il keynote: Mirroring, Guest Mode e Backdrop le tre funzionalità più importanti. Ne approfittai per filmare la cosa.

novembre 2014 - febbraio 2015: avanzamenti e conferme


A quel punto il distacco con i concorrenti non era già più raggiungibile: praticamente chiunque si stava lanciando sul mercato con la propria soluzione, visto il successo ottenuto da Google.
Il chromecast aveva sbancato, e le vendite natalizie non hanno fatto altro che confermarne la bontà.

Nel frattempo comunque, Google ha ammodernato l'applicazione anche per iOS e durante il CES di Las Vegas ha lanciato una nuova estensione per la sua piattaforma: il Cast Audio.

Sono stati più di un miliardo i cast avviati dagli utenti e più di 10 i milioni di dispositivi venduti fino a Capodanno 2014, tant'è che anche qualcomm si è buttata nella mischia, in un mercato -quello dell'intrattenimento casalingo- che sta riscoprendo una seconda giovinezza (vedi anche il personal VR).

E una marea di guide utili sono state pubblicate sulla rete.
Qui di seguito alcune molto interessanti:

Pochi giorni fa, poi, Google ha provveduto ad introdurre l'ennesima feature assente nelle soluzioni della concorrenza: la possibilità di controllare il chromecast direttamente con il telecomando del televisore (per i modelli di TV pienamente compatibili con il protocollo HDMI-CEC).

marzo 2015: nuove app, giochi e conclusioni

Ed eccoci qui: dopo un anno di peripezie e sviluppi è giunto anche per il chromecast il momento di andare in pensione per lasciare spazio a nuovi giocattolini che giungeranno...

Nel video a seguire trovate le mie considerazioni finali sul device e qualche nuova app che ho scovato nel frattempo, oltre a qualche esempio di gioco che finalmente stanno approdando sulla piattaforma.

Quasi certamente questo sarà l'ultimo video in compagnia del dispositivo -a meno di particolari novità, se ci saranno-:



Ad inizio articolo vi avevo detto che il passaggio da Android a ChromeOS aveva un senso.
Dalla presentazione del gingillo durante il Google I/O 2013 ad oggi sono cambiate diverse cose in Google. Sundar Pichai è passato da seguire lo sviluppo di Chrome e relative Apps, a controllare tre delle aree più importanti di Google: Chrome, Google Apps ed Android.

Sotto la sua ala si sta vivendo una trasformazione che ha portato Google dal caos dei mille-mila-progetti-costantemente-in-beta -e spesso in contrasto tra loro- ad una visione centralizzata e volta a servizi più o meno freemium.

Inoltre, si è visto il passaggio da strumenti slegati tra loro a componenti che danno il meglio se uniti, sotto l'egida del Material Design.

Il chromecast è diventato il collante tra Chrome, Android e Google Apps (quindi anche Chromebook ed app per altre piattaforme, come iOS), proiettando l'anima commerciale di BigG (servizi a pagamento come Play Music, Movies, YouTube Music Key, etc...) sul nostro televisore. Il tutto con una semplicità disarmante.

Il voto che avevo dato durante la mia recensione, oggi ha ancora più valore viste tutte le implementazioni che sono arrivate con lo sviluppo nel corso del 2014 e con il contributo dei developer di terze parti, i quali hanno rimpolpato l'ecosistema.

Complimenti a Google, quindi, per il grande lavoro svolto, con l'unico rimpianto per il vecchio appellativo di "gigante buono" ormai sempre più nascosto da un'altra faccia: quella molto più competitiva.


Vi terrò aggiornati su eventuali novità.
A presto!