28 gennaio 2015

Le cose che una volta possedevi, ora possiedono te (cit.)


Qualche anno fa, durante una piacevole chiacchierata con un mio caro amico, strane idee cominciavano a materializzarsi.

E non eravamo ubriachi.

Ho evidenziato appositamente alcune parole nelle precedenti frasi, poiché vi assicuro che per l'epoca quello di cui stavamo dissertando poteva essere considerato utopia o quantomeno realizzabile in chissà quale lontano futuro.
E se si utilizzasse un sistema a cui inviare un qualche comando, magari testuale, e dall'altra parte un determinato oggetto fosse in ascolto su di esso e all'arrivo del suddetto comando eseguisse una predeterminata operazione?

Ve la faccio più semplice.
Poco tempo dopo venni a sapere che c'era chi, smanettando, aveva modificato la propria caldaia in casa, permettendone l'attivazione tramite l'invio di un semplice SMS preconfigurato.

A quel punto l'idea cominciava a farsi più ampia: sicuramente c'era qualcuno che la stava pensando in larga scala.

Anni dopo, in un successivo incontro, la domanda ci venne spontanea: perché utilizzare un sistema ad-hoc, quando si possono sfruttare soluzioni già esistenti per ottenere i nostri scopi?
In quel periodo stava prendendo seriamente piede Twitter, ed il passo fu ovvio:
E se utilizzassimo la timeline di Twitter per scrivere semplici testi, e dall'altra parte il nostro oggetto, rimanendo in ascolto proprio su quel flusso di informazioni, eseguisse comandi a richiesta?

Perché no?
Basta solo che entrambi gli attori (chi comanda e chi risponde al comando) siano connessi ad Internet...

Si può fare (cit.)!
Benvenuti nel mondo dello I.o.T.: l'Internet degli Oggetti/Cose (Internet of Things) o di ogni cosa (Internet of Everything).

Un business da già più di 2 miliardi di dollari.


Le nostre erano poco più che "chiacchiere da bar", ma fatte in un periodo in cui la connessione al web non era realtà così diffusa e, nelle puntate successive (quando ormai Internet era cosa comune), quella degli oggetti non lo era per niente.

Non voglio prendere meriti di nulla, poiché chiaramente non ho inventato nulla e non sono stato sicuramente il solo a pensare alla possibilità di far dialogare tra loro oggetti di uso quotidiano (e non).

Cosa più importante, invece, su cui voglio soffermarmi, è l'idea di poter far dialogare tra loro cose inanimate, senza la necessità dell'intervento dell'uomo!

E sembra che questo 2015, dopo le fugaci comparsate del 2013/2014 (qui sul blog le abbiamo ad esempio assaporate sia con pebble e, soprattutto, con il chromecast, ma ne ho discusso anche in tanti altri post), sarà definitivamente l'anno in cui l'IoT diventerà main-stream.

Del resto fra qualche mese ci verrà a trovare Marty, e visto che di hoverboard e de Lo Squalo 19 non ci sono ancora tracce concrete, in qualcosa dovremmo pur farci trovare pronti!



Lo scorso week-end, un evento tutto italiano a Bassano del Grappa ha portato un po' di ventata fresca anche nel Bel Paese sul nuovo mondo che da qui ai prossimi anni ci circonderà.

Una sfida aperta a makers, programmatori, artigiani e studenti provenienti da tutta Italia basata sull'utilizzo di Arduino (ve ne ho parlato qualche tempo fa): un hackathon in cui sfidarsi a colpi di smart objects, cioè oggetti dotati di identità, che possono essere localizzati, che hanno capacità d'interazione con l'ambiente circostante e di elaborazione di dati.


Ma l'anno era già iniziato nell'insegna di tali aggeggiucoli.


Durante la festività dell'Epifania e nei giorni seguenti si è tenuto a Las Vegas, ricorrenza ormai decennale, il Consumer Electronic Show (CES) 2015.

Quale evento migliore per le compagnie del settore se non la più grande vetrina mondiale annuale di tecnologia di consumo per mostrare i propri prodotti che nel corso dell'anno verranno commercializzati?


Quest'anno però le tematiche toccate hanno in qualche modo ruotato tutte attorno all'Internet degli Oggetti: si è parlato di casa/domotica, fitness, automobili/mobilità, sicurezza, tv e 4K, streaming, selfie, droni/robot e wearables. E delle connessioni tra le stesse.
Sullo sfondo non sono mancati argomenti come la stampa 3D o la realtà aumentata e/o virtuale ed il crowdfunding, di cui tra l'altro vi parlavo non troppo tempo fa.


Ma gli occhi erano puntati tutti sull'IoT.

Il futuro sarà sempre connesso, autonomo, ed indossabile: qualsiasi oggetto potrà dialogare con gli altri (perfino le armi!) e cercherà di diventare invisibile (non è un caso se anche Canonical si sia lanciata nella mischia, con una versione ottimizzata di Ubuntu proprio per dispositivi IoT, droni e robots).

Nel frattempo, comunque, tutti i grandi player che hanno tenuto i vari keynote durante il CES hanno affermato che l'IoT sarà al centro dei loro sforzi a partire proprio da questo anno: da LG che va oltre i TV 4K ad HTC che non sarà più solo telefoni. Perfino BlackBerry, con i suoi sforzi per restare a galla, ed i vari produttori o chip maker, Qualcomm in testa, o anche aziende più conosciute, come Panasonic, stanno pensando a come connettere tutta la casa.

Senza trascurare gli sforzi (spesso più interessanti) provenienti dai meno famosi.



Ma è stata sicuramente Samsung a mostrarsi più attiva verso il mondo dell'Internet delle Cose.
L'estate scorsa, l'azienda aveva acquisito la start-up SmartThings, e da allora tutto era rimasto pressoché silente.

Durante il keynote al CES, però, il CEO BK Yoon ha annunciato che nel 2020 tutti i prodotti Samsung saranno connessi tra loro ed aperti. La visione è chiaramente da qui agli anni futuri, ma nel frattempo se ne stanno gettando le basi.

Dopo Internet sui PC, il Mobile e quindi l'ubiquità, e la tiepida comparsa dei wearable, il passo successivo sarà quello di connettere tra loro le cose ancora non connesse.
E visto che conquistare tutta la torta sarà impossibile, ognuno vorrà almeno guadagnarne una fetta.


Ma per poter restare a galla in un mondo così configurato, sarà d'obbligo l'interoperabilità e l'apertura: non potranno e dovranno formarsi i classici silos da cui poi è impossibile dialogare con l'esterno.
Lo sanno bene Google o anche Sony, che proprio durante la kermesse americana hanno annunciato l'apertura delle proprie API per i servizi Nest o Lifelog a nuovi partner.

Chissà cosa ne penserà Apple, invece, con il suo HomeKit, aperto sì a terzi ma solo sotto stretti vincoli di certificazione o incastrato nelle tipiche chiusure di ecosistema.

Senza contare che la sicurezza e la privacy dei nostri dati personali diventeranno temi decisamente ancora più caldi. E tra l'altro oggi, 28 Gennaio, in Europa è il Privacy Day.



Ma in tutto questo lavoro generale, che fine hanno fatto i wearable?
Uno degli argomenti che ci si aspettava esplodesse almeno questa volta, dopo i tiepidi assaggi dell'anno appena terminato.

Sembra invece che, almeno per ora, solo chi si trova già sul pezzo stia continuando a spingere e portare novità (grande assente, però, pebble): il resto dell'industria è ancora in attesa del consenso generale o alla ricerca di mercati di nicchia. Anche se ovviamente c'è sempre posto per nuovi player.


Largo spazio al fitness ed affini dove l'indossabilità sembra dare molti spunti: dalla cintura che si stringe automaticamente (o si riallarga se abbiamo mangiato troppo), a tracker per il nuoto, o qualsiasi altro aggeggio o ammennicolo per il sempre più di moda health-care (anche per chi non ha tutto questo gran desiderio di allenarsi o tenere sotto controllo ogni minimo valore vitale).
E non dimentichiamoci del nostro umore...



Le soluzioni per lo sport non si limiteranno alla sola attività fisica. Anche gli stessi strumenti che utilizziamo per fare sport riceveranno attenzioni: è il caso delle nostre biciclette, sempre più connesse e al riparo dai ladri, con anche tool per rendere sicure le nostre pedalate in caso di poca luce (es. dopo il tramonto).
Oppure per chi ama la neve e lo snowboard, anch'esso sarà connesso per aiutarci a migliorare il posizionamento del nostro corpo.


A parte questo settore comunque, non si è visto molto altro. Forse l'appuntamento è rimandato solo di qualche mese, per il MWC2015 di Barcellona in marzo. O agli eventi organizzati dalle singole aziende, come quello odierno di Meizu.


Sta di fatto che pensare in al grande rimane ancora la strada più facile da seguire per gli addetti ai lavori: mobilità e smart-home questa volta l'hanno fatta da padrone.


Anche nomi meno sospetti hanno svelato le proprie carte in tal senso: sto parlando di Nvidia che silentemente ha passato gli ultimi anni a sviluppare soluzioni per l'automazione delle vetture del futuro.

E di vetture ne sono state mostrate veramente per tutti i gusti!
Da marchi di lusso e non (Chrysler, Mercedes-Benz, Jaguar, Chevrolet, Renovo [2], BMW [2], Hyundai, Audi, Toyota) a soluzioni bizzarre, ibride o elettriche, innovative ed eco-sostenibili, o anche piattaforme e tool o droni pensati per la sicurezza stradale o della vostra auto.

Scontato chiaramente il discoro self-driving car, che sta catturando l'attenzione di sempre più case (non solo Google, quindi, che promette l'arrivo entro 5 anni sul mercato della sua car).
E finalmente sono apparsi anche i primi esempi reali di automobili dotate del sistema di car-infotainment pensato da BigG con il suo Androidauto.



Ma la casa, la nostra casa, rimane la vera protagonista.
Qui ci si è sbizzarriti e nel corso degli anni ne vedremo veramente di tutti i colori (con soluzioni più o meno utili).

Dalla macchina per il caffè con Wi-Fi o per la birra, alle forchette 2.0, o appliance di qualsiasi tipo: sì, le lavatrici (o le lavatrici/lavabi nelle lavatrici) ed i frigoriferi sono stati gli oggetti più chiacchierati al CES. Ma non scordiamoci dei fornelli e della cucina in generale!
Termostati (con anche progetti DIY grazie a Raspberry Pi, di cui vi ho parlato in passato), termometri (anche NFC), luci e lampade (magari con speaker annessi) e lampadine, biberon, specchi, persino le prese della corrente: tutto avrà nuova vita.

Avete il pollice verde? Parrot ha pensato anche a voi... E c'è anche chi cerca di rendere smart il controllo dei consumi di acqua e luce. Senza dimenticarci dei nostri fidati animali domestici.


Ma è chiaramente sugli hub che si combatterà la vera battaglia: su quegli strumenti cioè che faranno da accentratore per tutte le varie periferiche intelligenti che andranno a popolare le nostre case.

Branto, D-Link, Belkin con il suo WeMo, E-Fun (che punta tutto sul DIY), GE o BeeWi, questi solo alcuni dei nomi di aziende o prodotti/servizi che arriveranno sul mercato nei prossimi mesi e che si scontreranno per avere quella agognata fetta della torta di cui parlavo poco sopra.



Uno degli aspetti comunque su cui da anni si sta investendo di più, probabilmente perché sempre più sentito, è quello della sicurezza nelle nostre abitazioni.
Non è un caso se tantissimi prodotti siano stati mostrati ai visitatori della fiera, come quello di Honeywell (un hub pensato per il controllo completo di movimenti, videocamere, sensori e quant'altro).
Oppure i semplici ma efficaci lucchetti smart per le porte di Schlage, Peeple, Noke, Kwikset ed August, o per le valigie.


Ma è sugli impianti di videosorveglianza che la lotta si farà dura: MyFox, First Alert, Netatmo stanno tutti sperimentando soluzioni per accentrare il controllo di tutte le periferiche di sorveglianza installabili in una abitazione.



Le ultime due tematiche rimaste un po' in sordina, ma che comunque erano presenti negli stand, come detto, sono la stampa 3D e la realtà aumentata e virtuale.

Poco discusse poiché si tratta di oggetti da una parte ancora lontani dal quotidiano (una automobile 3D?), e poi perché non necessariamente di consumo di massa (moda 3D?); cosicché le aziende hanno portato sul campo pochi esempi. Mentre altri li stanno "costruendo" direttamente sul campo!


Quello che è stato mostrato è sicuramente degno di nota: ad esempio una delle prime stampanti 3D di cibo oppure la prima con tecnologia SLA ad un prezzo abbordabile (1500$). O, ancora, la prima stampante 3D open-source (vedi video a seguire) ed una prima implementazione di stampa 3D multicolore.
Senza lasciar da parte, però, la stampa tradizionale ormai diventata tascabile.



Sulla realtà virtuale, invece, qualcosa in più è stato mostrato (sarà un tema caldo nel 2015, nonostante sia ancora lontana dalla perfezione).
Sto parlando della piattaforma open-source, OSVR, che Razer ha intenzione di costruire per scontrarsi con i colossi già ben avviati, tipo Oculus. E proprio quest'ultimo, invece, continua a perfezionare i suoi prototipi, e ad avviare un proprio movie-studio per la realizzazione di VR-film.


Ma anche Samsung con la sua piattaforma Milk (ed il suo Gear VR), o Sixense, oppure 3DHead con la sua bizzarra soluzione a dir poco "vistosa" si sono fatti avanti in uno dei settori più complicati del mondo tecnologico.

La realtà virtuale ha già fallito una volta: rimarrà di nicchia o riuscirà a crearsi un suo spazio (nella musica? nell'esercito? nel porno)?


Ed i Google Glass?
I tanto chiacchierati (che ho provato anche io!) occhialuti gadget di BigG saranno temporaneamente messi da parte, in attesa di capire cosa farne. Ed il CEO di Nest, una delle più importanti acquisizioni di Google degli ultimi anni, sarà lì pronto a trovarne un senso.

Non è mancato il debutto di prodotti curiosi come ring (l'anello per l'input dei comandi con i gesti della nostra mano), o 3D Rudder per viaggiare in mondi 3D sui nostri piedi. O, ancora, un SDK per controllare il nostro smart-phone direttamente con lo sguardo.

Anche Microsoft, durante la sua recente presentazione di Windows 10, ne ha approfittato per mostrare un nuovo prodotto votato alla realtà aumentata (o come la chiamano loro, alla Holographic): l'HoloLens.
Realtà aumentata che Mozilla sta portando all'interno di Firefox.



L'IoT insomma è solo uno dei tanti termini forgiati negli ultimi anni per indicare categorie di prodotto che l'industria tecnologica cerca di rendere di largo consumo.

Questa volta, però, si sta indicando un agglomerato di cose decisamente molto più ampio e trasversale, che comprende i più disparati articoli, non solo quelli elencati finora.

Per questo motivo, nonostante fossero tante le tematiche trattate al CES di quest'anno (e nei vari eventi già tenutisi fino ad oggi), alla fine tutto è ruotato attorno alla interconnesione degli oggetti, che si spera un giorno diventi veramente utile, oltre che fare solo molto rumore.

Nota: Per la stesura dell'articolo ho consultato una marea di spunti che nelle ultime settimane hanno riempito le pagine web di tantissime testate.Oltre ai tanti link che ho inserito qui e lì all'interno del testo, vi riporto qualche altra lettura interessante sull'IoT e considerazioni sull'utilità dello stesso:


Vi lascio con una domanda/riflessione su tutta questa gran scorpacciata di novità che vedremo nella nostra vita a partire dall'anno in corso.

Voi cosa ne pensate?
Vivremo davvero in un mondo interconnesso in cui gli oggetti non avranno più bisogno di noi per funzionare e che, in un certo senso, non saranno più nostri ma saremo noi il motivo stesso della loro esistenza?






A presto!