23 settembre 2014

Tu credi di conoscermi? Neanche io mi conosco (cit.)


Ciao ragazzi, bentornati!

Oggi voglio continuare il discorso iniziato pochi giorni fa riguardo le evoluzioni nel mondo tecnologico.

Vi avevo lasciato in attesa dell'evento Apple con la presentazione del/dei nuovo/i melafonino/i, e l'arrivo del vociferato Apple Watch.


Tralasciando l'inaccettabile fail dello streaming (tra l'altro accessibile solo dai già utenti della mela morsicata), durante il keynote del 9 settembre Tim Cook ed i suoi hanno svelato al mondo la nuova ingigantita sesta incarnazione dell'iPhone.
Anzi di due: sì, i 4" non sono più la dimensione ideale per il nostro pollice. Adesso sono necessari 4.7" o addirittura 5.5".


Mettendo da parte lo scherno per il passato, in Cupertino hanno dovuto ammettere che oggigiorno un display da "soli" 4 pollici è troppo piccolo per poter consumare agilmente i tantissimi contenuti digitali che ci circondano.
4.5 - 4.7" sono il nuovo standard, e non è un caso se la maggior parte dei dispositivi considerati compatti e della giusta dimensione abbiano effettivamente un display in quel range.


La scelta di accompagnare con un secondo dispositivo il classico refresh annuale del melafonino è stata necessaria vista la (sempre più) grande fetta di utenza che Apple fino ad oggi stava ignorando: quegli utenti interessati ad avere un solo dispositivo che possa unire la produttività/intrattenimento di uno smart-phone con l'ampia dimensione di schermo di un tablet.
Utenti che spingono per dimensioni sempre più ampie e che sono disposti a spendere un po' di più (e che prezzi!) ma avere anche più superficie d'uso.


Cosa non mi ha stupito non è stato tanto l'hardware, visto che comunque si parla di dispositivi realizzati con ottimi materiali, con una costruzione perfetta, ricercati (anche se il design di quest'anno è più anonimo e ripreso completamente da quello dell'iPod Touch di 5° generazione, camera sporgente inclusa), e, parlando di componenti interne, sicuramente ottimizzate per essere in sintonia con il software.

Quello che non mi ha convinto è stato proprio quest'ultimo.
Apple è sempre stata "famosa" per creare prodotti spesso sottodotati rispetto all'hardware della concorrenza (e l'iPhone 6 e 6+ non sono da meno anche quest'anno), ma solitamente ottimizzati a tal punto da far completamente dimenticare la scheda tecnica (per lo meno per un po'); ma, prima di tutto, l'azienda è sempre stata famosa per sfruttare a 360° quanto proposto con soluzioni ed implementazioni capaci di interagire completamente con la controparte fisica.

Quest'anno con iPhone 6+ questa sintonia, a mio avviso, si è un po' persa per strada: perché utilizzare un display così grande, entrare di forza in un settore (quello dei phablet) e non cercare di rivoluzionarlo? O per lo meno di allinearsi alla concorrenza?

A mio avviso Samsung è ancora l'azienda da battere nel campo dei supersized phone, offrendo qualcosa che la concorrenza ancora non ha eguagliato (multi-window, digitizer, ...). La quale, invece, si ostina a presentare telefoni essenzialmente più grandi. Stop.

Dispiace vedere un'azienda come Apple non andare oltre l'inseguimento del lavoro di altri brand. A mio avviso è mancato quel tocco, che forse manca da un po'...



Per quanto riguarda lo smart-watch... Che dire?
La cosa più interessante è il nome: niente più i! Ebbene sì, Apple ha abbandonato il prefisso introdotto anni fa, segno del rinnovamento apportato con il rientro in azienda di Steve Jobs, e che ha contraddistinto qualsiasi prodotto creato dall'azienda nell'ultimo decennio.

Per il resto, lo smart-watch arriverà solo nel 2015, e la presentazione dello stesso (che ha occupato gran parte del keynote) si è concentrata su fondamentalmente tre aspetti: materiali/personalizzazione, interfaccia/controlli e funzioni/funzionamento.

Per quanto riguarda i materiali, nulla da obiettare: ovviamente Apple come sempre punta a materiali pregiati (abbiamo anche una versione in oro!) che chiaramente si riflettono in prezzi salati, e anche qui si ripete la scelta della doppia dimensione. Due polliciaggi anche per il wearable da polso.
La personalizzazione è ovviamente ai massimi livelli con tantissimi cinturini (realizzati in colori e materiali differenti) che possono essere cambiati in modo semplicissimo, grazie all'aggancio assolutamente non standard ma sicuramente efficace.

La forma dello smart-watch ha sorpreso tutti: in negativo. L'orologio è squadrato, anonimo e pure un po' bruttino. Anche qui gli ingegneri non sono andati oltre a quanto già proposto dalla concorrenza :-(

L'interfaccia, poi, è quanto di più assurdo potesse essere realizzato: non me lo sarei mai aspettato da Apple, che fa del design (sia estetico, che della UI) il suo vanto. Home screen con icone minuscole che possono essere selezionate con il dito (sempre che riusciate a premere quella che desiderate), doppio input con rotellina e touch-screen (perché?) -tra l'altro di difficile uso per i mancini-, tasto dedicato per i contatti preferiti in modo da scambiare disegnini direttamente disegnati sul minuscolo display (ma perché?).
Si continua con zoom su mappe o possibilità di scorrimento delle immagini della galleria. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: ma se i contenuti sono sul telefono (che ora è da 5.5"), perché dovremmo volerli vedere su un display da meno di 2"?

Parlare di durata della batteria è ovviamente prematuro, ma con tutto quel popo' di roba prevista (display a colori, sensori di ogni tipo, etc...), le premesse non sono incoraggianti (leggi: ricarica quotidiana necessaria).
Chiaramente Apple da inseguitrice si è dovuta ingegnare, ma lo avrà fatto nel modo corretto?

Quello che ho visto è stata un gran desiderio di andare a coprire tutti quegli ambiti (smart-watch, phablet) che la concorrenza ha già iniziato ad esplorare da tempo e a cui sempre più utenti (leggi: soldi, tanti soldi) sono interessati.
Quello che speravo, però, era un approccio differente, come solo la vecchia iApple era in grado di fare. Un approccio che in qualche modo più o meno riprendesse quanto già esistente e che provasse a delineare una strada (come è stato con iOS, il primo iPhone, l'iPad e l'iPod, l'iMac, i vari MacBook, e così via...).

I nuovi iPhone ed Apple Watch, per me, sono al momento bocciati, in attesa di nuove vere novità.

A muovere il tutto ovviamente iOS, nella sua ottava incarnazione già presentata tempo fa alla WWDC2014. Anche qui poche funzioni aggiuntive (anzi): tutto sa un po' di già visto.

Un aggiornamento graduale che serve ad avvicinare una piattaforma ormai decisamente più che matura a quanto disponibile nelle altre, e a spingere sempre più sull'health ed il fitness (grazie anche al pairing con l'orologio).



Il terzo argomento all'ordine del giorno è stato quello dei pagamenti mobili.
Inutile dire che anche qui Apple è arrivata dopo tante tante proposte da parte di più o meno tutti i grandi del settore (sia informatico, come Google ed altri, sia finanziario, come PayPal, etc...).

Ma Apple Pay (da notare anche qui l'assenza della i) è stato forse la cosa più interessante: non tanto per il sistema in sé, che non è poi così differente da altre soluzioni, non è poi così innovativo come ci han voluto far credere.
La cosa interessante (aldilà dei soliti limiti imposti) è stata la discesa in campo in sé. Già: ora che c'è anche Apple, ci sono tutti e sicuramente si darà sempre più spinta al settore dei pagamenti in mobilità.

Nella speranza che non si vadano a creare troppi sistemi concorrenti ed inutili. Apple intanto ci guadagnerà su ogni transazione e ci vorrà del tempo prima che il sistema si estenda anche in Europa.



Bene, dopo questa lunga introduzione dedicata all'evento Apple, voglio tornare a parlare di tutti i vari gingilli presenti sotto la mia lente di ingrandimento.

Del resto questa è una puntata della serie after the buzz (puntata precedente) ed avendo parlato di smart-watch non posso che iniziare ad aggiornarvi sul pebble steel (recensione).

Sono passati sei mesi circa da quando ho iniziato ad analizzare quello che per me è ancora oggi il re degli smart-watch. E per questo motivo ho deciso di girare un video ad esso dedicato, in cui riassumo un po' anche lo stato della concorrenza:



Ci sono state diverse novità in questi ultimi giorni, a dimostrazione che pebble segue attivamente il suo prodotto, anche a distanza di diversi mesi (o anni se si considera che gli stessi aggiornamenti vengono rilasciati anche per il modello del 2013).

Tanto per cominciare è stata aggiornata l'app per iOS:




Ma la ciccia sta ovviamente nel rilascio del firmware 2.5 che porta con sé tre piccole grandi novità: il supporto (finalmente!) alle emoticon nei messaggi (non appariranno più i quadrettoni segnaposto), l'abilitazione della bussola contenuta all'interno del dispositivo, e (era ora!) la possibilità di eliminare le notifiche lette già dall'orologio (per ora solo su iOS, presto anche per Android).

Altra notizia interessante, dopo l'apertura verso Misfit che vi avevo segnalato in un post precedente, ora anche Jawbone (con i suoi UP, di cui vi ho parlato tempo fa) ha aperto le proprie API e presto dovrebbe arrivare una app specifica per pebble.

Se siete, infine, indecisi tra un pebble ed un Androidwear, potete guardare qui per un video confronto tra lo steel ed il moto 360, a mio avviso il più elegante smart-watch finora realizzato (qui, invece, un ipotetico confronto tra vari smart-watch basato sui render dei vari dispositivi).



Settimane interessanti anche per il chromecast (recensione), che è stato graziato con un nuovo update firmware (sconosciuto il changelog) ed una serie di nuove applicazioni:

Nel qual caso foste interessati agli sfondi che vengono riprodotti sulla schermata home, qui potete trovare una applicazione che permette di scaricarli ed utilizzarli come sfondi anche sul vostro smart-phone.
Se invece voleste impostare i vostri sfondi sulla home del chromecast, allora guardate qui!

Inoltre google ha cominciato ad espandere le vendite in nuovi mercati, il che è un'ottima notizia circa lo stato di salute dell'ecosistema.



Parlando di espansione delle vendite, oggi è il gran giorno del debutto in India di jolla!
E presto si arriverà anche in Namibia: non posso far altro che fare i miei auguri alla start-up finlandese che pian pianino sta ampliando il proprio bacino di utenza.



L'ultima volta vi avevo parlato ampiamente delle TOH (con tanto di video). Oggi aggiungo al mucchio anche un nuovo esperimento (già pre-ordinabile): la SolarTOH!
Come si intuisce dal nome, si tratta di una metà che permette la ricarica tramite energia solare :-)

Prima di passare ad altro, volevo segnalarvi questo interessante post (visto che prima ho parlato di UI e UX) circa lo studio di interfacce per dispositivi mobili.



Nel salutarvi vi parlo di due dispositivi Android: moto g (recensione) e oneplus one (recensione).

Come ho già accennato tempo fa il one non è più tra le mie mani, ma sto comunque seguendo l'evoluzione degli eventi, un po' scoraggiato da quel che leggo:
  1. il progetto di realizzare back-cover sostituibili è stato abbandonato
  2. i pre-ordini arriveranno sì ad ottobre, ma non saranno comunque per tutti
  3. prima o poi arriveranno i bugfix promessi già da tempo e ancora non rilasciati, ma non è chiaro quando
  4. se volete migliorare già da ora i piccoli problemi del touch screen (come ho riportato anche io nel focus dedicato alla multimedialità), potete flashare manualmente questo kernel modificato che promette di risolverli.

Insomma, non sono tutte rose e fiori, e un progetto che mi aveva colpito ed entusiasmato nei primi mesi, si sta pian pianino trasformando in qualcosa di già visto e poco coinvolgente. Un vero peccato perché sa tanto di fallimento di due mondi (la comunità dietro la CyanogenMOD e l'azienda oneplus) che stanno provando a portare qualcosa di diverso all'interno delle maglie sempre più strette dell'appiattimento generale.


Motorola d'altro canto, dopo aver presentato il (più o meno) successore del moto g (tra l'altro già root-ato e con recovery modificata), ha anche rilasciato aggiornamenti per le sue app, tra cui Assist. Aggiornamento a cui avevo già accennato, ma ora accompagnati da parole ufficiali.


A questo punto non resta che salutarci e darci appuntamento a presto!
Ciao!